Dopo il giorno con la tappa più corta arriva quello con la tappa più lunga: sulla carta sono programmati 110km.
Partenza quindi verso le 8:30, qualche nuvola in cielo ma nulla di minaccioso. La prima metà della tappa di oggi (fino a Venzone) scorre in luoghi che, seppur nuovi, appaiono molto familiari. La ciclabile segue il percorso di una ex ferrovia quindi da Tarvisio si scende con le montagne a destra e a sinistra, tra gallerie, ponti, vecchie stazioni e fiumi di un azzurro che non avevo mai visto. Colore dell’acqua a parte, se non ci fossero stati i cartelli con i nomi dei paesi avreste potuto convincermi di essere sulla ciclabile della Valle Brembana.
La prima metà della tappa si è conclusa a Venzone, dove mi sono fermato per il pranzo e una visita. Venzone è un piccolo borgo circondato dalle mura, con alcune viuzze carine: classico pavimento lastricato, palazzi vecchi, fiori alle finestre. Ma la cosa che resta di più di questa città sono le sue ferite. Visitando la chiesa ho visto che un’intera parete laterale è ricoperta di piccoli frammenti di quello che una volta era, evidentemente, un grande affresco. Non capendone la logica sono andato a leggere la storia e ho scoperto che la chiesa è stata quasi interamente distrutta nel terremoto del 1976 e ricostruita sasso per sasso dopo un lavoro di catalogazione durato anni. Quell'affresco (insieme ad altri dettagli) è la testimonianza di quel lavoro. Davvero incredibile! Ah credo che per la decima volta incrocio una coppia di tedeschi, marito e moglie: per la decima volta in un paio di giorni loro mi dicono qualcosa in tedesco, io non capisco una singola parola, rispondo con qualche frase in inglese che evidentemente nemmeno loro capiscono, ridiamo entrambi e ripartiamo... E' bello anche non capirsi a volte!
La seconda parte della tappa è stata forse quella che mi è piaciuta di meno: il motivo è un mix di fattori. In primo luogo è stato tutto un fermarsi (ho passato mezz’ora sotto la pensilina di un autobus) per lasciare che le nuvole grigie scaricassero il loro contenuto di pioggia e un "andare a cannone" per rimanere davanti al temporale successivo. In seconda battuta questa parte è quella che, da un punto di vista di panorami, ha forse meno da offrire: ho pedalato in mezzo ai campi per non so quanto tempo. Infiniti rettilinei per andare da un campo all’altro, da un paesino fatto di 3 case ad un altro. Infine, la tracciatura qui lascia un po’ a desiderare: la ciclabile cambia inspiegabilmente nome più volte e i cartelli, in un comune disposti ogni 50 metri, nel comune successivo spariscono completamente obbligando a tenere costantemente sott'occhio la mappa.
A tutto questo si aggiunge il fatto che a 10km dal traguardo, dopo aver passato il pomeriggio con il radar meteo costantemente aperto per evitare i temporali uno mi si forma sopra la testa… Secchiata d’acqua (qualche chicco di grandine compreso gratis nell’offerta) e meno di 5 minuti per avere la conferma che anche le ossa sono ormai certificate IP69 per quanto riguarda l'impermeabilità.
Con l’arrivo a Udine non ho più voluto saperne di uscire sotto la pioggia a vedere la città: dopo essermi asciugato e aver fatto la doccia l’unico cosa rimasta sulla lista delle cose da fare è stato è stato mangiare un piatto di spaghetti al ragù, con la richiesta esplicita "abbondanti se possibile, grazie”