Dopo una domenica passata su e giù dai treni per raggiungere Salisburgo da Bergamo con bici al seguito il primo giorno è iniziato con il rumore della pioggia che batte sui vetri. Non esattamente un toccasana per l’umore ma nulla che non si può curare con una colazione da 1500 calorie e qualche previsione meteo che offre buone speranze per il pomeriggio. Così tra la brioche e il cappuccino, con il succo d’arancia con pane e nutella e lo yogurt che mi guardano, decido che la mattina la dedico alla visita di Salisburgo, posticipando la partenza al pomeriggio.
E’ stata una scelta vincente da vari punti di vista, il primo relativo al fatto che probabilmente, senza la pioggia, la voglia di iniziare a pedalare sarebbe stata così tanta che mi sarei perso la bellezza di Salisburgo, anche con le nuvole e le pozzanghere.
Non mi illudo di aver visitato una città in un paio d’ore, ma sicuramente quei momenti che ho passato tra le vie di Salzburg, tra viuzze strette e viste sul fiume sono stati un ottimo modo per cominciare questa avventura. A colpirmi particolarmente è stato il giardino della castello di Mirabell: per un attimo mi è sembrato di tornare indietro nel tempo di qualche mese ed essere ancora a Vienna… Non c’è niente da fare, quando si parla di realizzare giardini gli austriaci sanno davvero il fatto loro.
Di Salisburgo ricorderò anche un’altra cosa: “Fields of Gold” suonato da una ragazza davanti al Duomo su uno strumento a corde che non avevo mai visto, ma che probabilmente dev’essere caduto direttamente dal paradiso durante un temporale.
Durante la mattinata ho avuto anche due lampi di genio: il primo è stato quello di acquistare uno spray impermeabilizzante per le scarpe. Guardando indietro a quel momento e con la consapevolezza di cosa è successo nei giorni successivi, direi proprio che il mio sesto senso ha colpito come meglio non poteva. Il secondo lampo di genio è stato quello di fingere una telefonata per abbandonare un bar presso il quale, dopo aver chiesto un tè, la lista che mi è stata portata indicava che quello più economico costava 7€. Sono fiero di me!
Parlavo di scelte vincenti: attendere di iniziare a pedalare in tarda mattinata è stata una di quelle visto che, effettivamente, alle 12:00, con le campane del Duomo che suonavano e il sole che iniziava ad affacciarsi ho dato il primo colpo ufficiale di pedale in Mozartplatz.
La prima tappa è stata una piacevolissima sorpresa, non solo perché il meteo si è rivelato molto più collaborativo del previsto (c'è stato il sole!) ma anche perché è stato il primo contatto con i kilometri che mi aspettavano e dai quali non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Tanta strada su ciclabili su sede propria o con talmente poco traffico che avrei potuto sdraiarmi a riposare sull’asfalto senza preoccuparmi di essere investito. Per tutto il primo tratto il percorso ha seguito il fiume che attraversa Salisburgo, il Salzach, offrendomi subito uno dei temi di questo viaggio: i fiumi. Qualche su e giù da alcune collinette per guadagnare qualche vista dall’alto fino a raggiungere l’unica vera salitella della giornata che anticipa una discesa in una valle abbastanza stretta ma molto bella grazie alle montagne piuttosto alte che la abbracciano.
Qui si pedala (o meglio, vista la discesa, si lascia correre la bici) su una strada piuttosto trafficata, ma ci si sente comunque molto sicuri: a fianco delle corsie per le auto, segnalata con una riga ben visibile, ci sono almeno due metri dedicati interamente ai ciclisti per ciascun senso di marcia. Dopo qualche kilometro di salita si sale leggermente e la visione di un castello che inizialmente era solo un piccolo puntino diventa sempre più nitida e imponente sulla cima di una collina. E’ il castello di Honenwerfen. Se non avessi speso la mattina a Salisburgo, senza dubbio sarei salito a visitarlo.
Ancora qualche pedalata e arrivo alla destinazione finale di oggi: Sankt Johann im Pongau. Qui una piacevole sorpresa: senza rendermene conto, applicando il mio set classico di filtri “decente ma spendendo poco” su Booking, sono misteriosamente finito in un hotel a 4 stelle. Dopo aver controllato due volte la prenotazione fuori dall'ingresso mi convinco di aver avuto quella che tecnicamente si chiama “botta di culo”.