pensieri & parole

Fotografia di Bergamo dal campanone, stampata 100X45cm su Kapatex (materiale che simula la trama delle tele pittoriche) tramite l'ottimo servizio PixartPrinting

Siamo nell’era degli schermi retina, dei cellulari con più pollici di diagonale dello schermo che ore di autonomia, nell’era nella quale gli schermi FullHD hanno già un’alone di “vecchio”, superati dai 4K che si iniziano a vedere nei centri commerciali. In quest’oceano di pixel potrebbe essere sensato chiedersi che senso abbia oggi stampare le fotografie considerato il fatto che, in fin dei conti, i mezzi per apprezzare le immagini senza dover spendere soldi in supporti cartacei ed inchiostro non mancano.

Sbagliato.

O meglio: non completamente corretto. Certo, gli schermi montati sui 1000 dispositivi che ci circondano hanno una qualità sempre maggiore e ci permettono di apprezzare in modo molto semplice e anche con una buona qualità le fotografie, ma le stampe hanno (e avranno) un qualcosa in più, almeno secondo me. Non voglio entrare nelle questioni tecniche del confronto stampe/schermi, ma quando dico “qualcosa in più” mi riferisco “all’esperienza” del guardare la fotografia.

Innanzitutto c’è una differenza in termini di valore che si conferisce alla fotografia: tendenzialmente nessuno stampa un’immagine brutta o senza significato, quindi guardare una fotografia stampata (bella o brutta) significa, in ogni caso, guardare un qualcosa che ha un valore per chi ha scattato l’immagine. Non sempre infatti è così, oggi con la fotografia digitale è molto semplice scattare in maniera forsennata e finire con cartelle piene di fotografie nel quale non si distinguono le immagini significative da quelle che dicono poco o nulla.

Fino a non molti anni fa ci pensavano i rullini a far pensare i fotografi. Ogni scatto aveva un certo costo visto che i rullini non erano di certo gratis e ognuno di essi non permetteva di scattare più di una trentina di fotografie. Si era in un certo senso “forzati” a fare fotografie solo di ciò che realmente meritava tempo e denaro. Oggi le cose sono un po’ cambiate e dopo aver inserito nella fotocamera una scheda da 16GB l’unico fattore che può ridurre il numero di scatti finali può essere solo un crampo al dito.

Il secondo valore aggiunto delle stampe è quello di rallentare la visione delle fotografie, il solo fatto di maneggiare qualcosa di concreto aumenta l’attenzione che si dedica all’osservazione e obbliga a passare più tempo davanti ad ogni immagine. A questo discorso sulla concretezza delle stampe si aggiunge l'aspetto "artigianale-tecnico" del supporto vero e proprio, dalla scelta di carte pregiate alla gestione dei colori, dalla presenza di cornici alla modalità di presentazione: tutti dettagli che impreziosicono il prodotto finale e che sottolineano il valore che tali immagini possiedono agli occhi di chi le ha realizzate. Tutto questo (almeno ad oggi) non traspare attraverso gli schermi o comunque attraverso gli immensi album che spesso si vedono sui social network.

A chi crede che le stampe siano solo un qualcosa del passato chiedo se gli mp3 abbiano ucciso i concerti live: poter ascoltare della musica digitale praticamente ovunque è una gran comodità, tutti lo fanno. Ma credo anche che nessuno pensi che gli mp3 uccideranno la musica live, semplicemente perché essa è la massima espressione della musica, esattamente come le stampe sono la massima espressione della fotografia.

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