tecnica & approfondimenti

Quando in fotografia si parla di tempi di scatto o di diaframmi, è facile capire di cosa stiamo parlando. Per quanto riguarda i tempi abbiamo tutti in testa il concetto di durata (sappiamo ad esempio che se le tendine dell’otturatore restano aperte per un secondo, la luce che raggiungerà il sensore sarà maggiore rispetto ad una fotografia realizzata con un tempo di 1/250); per quanto riguarda il diaframma è ancora più semplice: più il foro dal quale passa la luce è grande, maggiore sarà la quantità di luce che raggiunge il sensore per unità di tempo. Ma gli ISO? Cosa succede quando aumentiamo o diminuiamo il valore ISO? Perché valori ISO elevati ci permettono di scattare fotografie con poca luce?

Potremmo semplicemente prendere per buona una serie di considerazioni, come ad esempio ISO alti = rumore oppure molta luce = ISO bassi e non farci altre domande, ma credo che un approccio del genere sia molto limitante dato che comunque conoscere cosa succede in quella scatoletta che chiamiamo macchina fotografica ci può aiutare a scattare fotografie in maniera più consapevole e proficua.

Sgombriamo subito il campo da ogni cosa che potrebbe creare confusione: dietro al concetto di ISO non c’è nulla di concreto, non è questione di meccanica, di elettronica, di chimica o di qualche altra “magia tecnologica”, il concetto di ISO è esclusivamente matematico. Quando si passa da una sensibilità di 100 ISO a 1600, si sta semplicemente cambiando un valore all’interno di un’operazione matematica. Questo fatto probabilmente susciterà l’antipatia di tutti coloro che hanno un cattivo rapporto con i numeri, ma con qualche premessa il discorso è davvero semplice. Innanzitutto è necessario fare una semplificazione sul funzionamento del sensore della macchina fotografica (cercherò di scrivere un articolo più preciso in futuro): come probabilmente saprete già, le immagini digitali sono formati da milioni di punti colorati uno vicino all'altro, chiamati pixel. Ad ogni pixel dell’immagine finale corrisponde un piccolo “mini-sensore” all’interno del sensore vero e proprio che si occupa di valutare il colore di quel punto esatto della fotografia. Ovviamente dato che stiamo parlando di dispositivi elettronici tutto deve essere tradotto in numeri, e i colori non fanno eccezione. Per eseguire questa “traduzione” tra colore e numeri, è necessario scomporre il colore in tre parti: la componente Rossa, la componente Verde e quella Blu (il concetto dietro a questa scomposizione è quello della “Miscelazione additiva”; tra l’altro in inglese questi colori sono chiamati Red, Green e Blue le cui iniziali formano la famosa sigla RGB). Una volta scomposto il colore, viene dato un valore corrispondente all’intensità delle tre singole componenti: ad esempio una determinata sfumatura di viola potrebbe essere formata da una tonalità di Rosso “dosata” all’80%, il Verde dosato allo 0% e il Blu dosato al 60% (non fate la somma 80+60=140% perché qui le tre componenti hanno una percentuale singola, il Rosso da 0 a 100%, il Verde da 0 a 100% e il Blu da 0 a 100%).

Valori RGB corretti

Per capire il concetto matematico di ISO, immaginiamo di fotografare un cartoncino colorato dello stesso viola di cui stavamo parlando un paio di righe sopra, ma per errore sottoesponiamo l’immagine. Quando sottoesponiamo un’immagine, in parole poverissime, essa diventa “più scura”. Quindi quel viola dotato in origine di una certa luminosità ora sarà un po’ più scuro. Andiamo a vedere i valori delle sue componenti: Rosso=40%, Verde=0%, Blu=30%.

Valori RGB sottoesposti

Dato che ci accorgiamo della sottoesposizione, decidiamo di compensare lasciando uguali tempo di scatto e apertura del diaframma ma aumentando il valore ISO, passando (ad esempio) da 100 a 200. Riscattiamo la fotografia e la tonalità di viola è tornata quella corretta. Cosa è successo? Semplice (e qui c’è la chiave di tutto il discorso), raddoppiando il valore ISO abbiamo chiesto alla macchina fotografica di raddoppiare le componenti dei colori:

Valori RGB con ISO raddoppiati

Se l'immagine non fosse chiara a sufficienza, ecco una tabella che spiega cosa è successo:

  Colore originale Scatto sottoesposto Scatto con ISO raddoppiati

Rosso

80%

40%

40 X 2 =80%

Verde

0%

0%

0 X 2 =0%

Blu

30%

15%

15 X 2 =30%

Se invece di passare da ISO 100 ad ISO 200 fossimo passati da ISO 100 ad ISO 400, la fotocamera invece di moltiplicare i valori delle componenti di un fattore 2, li avrebbe quadruplicati. Generalizzando il discorso, più grande sarà il valore ISO, maggiore sarà il fattore di moltiplicazione e di conseguenza saranno sufficienti percentuali delle singole componenti molto basse per ottenere i colori esatti (quindi non sottoesposti). Ecco perché aumentare gli ISO diventa indispensabile in situazioni con poca luce: questa misura serve per “spremere” tutta la luce disponibile per ottenere un’esposizione corretta.

 

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