tecnica & approfondimenti

Siete a Parigi e volete “fare colpo” su una francesina che ha attirato la vostra attenzione (questo concetto si può ribaltare per le donne, non vorrei che si dica che sono maschilista…). Qual’è la condizione fondamentale per la quale potete almeno sperare di avere qualche possibilità? Non ditemi: “avere tanti soldi e una bella macchina”, perché nel mio mondo ideale tutti gli uomini sono gentiluomini e le donne sono tutte di una certa classe. La condizione di base per fare in modo che abbiate almeno qualche speranza di fare colpo su una donna è che entrambi parliate una lingua comune o che in qualche modo riusciate a comunicare. Cominciate con un “Bonjour mademoiselle” e continuate così.

Esempio di applicazione della regola dei terzi

Cosa c’entra questo con la regola dei terzi? Più di quanto potrebbe sembrare ad una prima vista a dire la verità. Quando si scatta una fotografia si tende sempre a voler ottenere una bella fotografia, una fotografia che in un qualche modo piaccia a chi la guarda. In altre parole si vuole “fare colpo” su chi guarderà lo scatto realizzato. Iniziate a scorgere il parallelismo con l’esempio precedente? Per fare in modo che la vostra immagine faccia colpo deve essere costruita in modo che la persona che la guarda la sappia leggere, la sappia interpretare al fine di capire cosa volete dire con la vostra fotografia. Affinché questo avvenga, l’immagine che realizzate deve parlare un linguaggio che è noto all’osservatore.

La maggior parte delle persone che guarda le fotografie non è a conoscenza della regola dei terzi, ma la applicano comunque quando guardano delle immagini. Il loro cervello considera più importanti gli elementi posti alle intersezioni delle linee (vi ricordate il “campo da tris” sulla quale si basa la regola dei terzi? Mi riferisco a quelle linee) e apprezza maggiormente gli orizzonti posti nel terzo superiore o nel terzo inferiore dato che la simmetria viene normalmente associata ad un senso di staticità che tendenzialmente non attrae. Ecco quindi che quando un’immagine è costruita tenendo conto di questa regola il cervello la legge in maniera coerente e riesce a rintracciare una logica compositiva che gli permette di apprezzare maggiormente il risultato.

Per chi scatta fotografie quindi è fondamentale sapere come il cervello legge le immagini per poter sfruttare questa conoscenza a proprio vantaggio. La composizione quindi è anche in un certo senso un linguaggio, una serie di norme che servono a far passare nel modo migliore possibile un messaggio (l’immagine) dal mittente (il fotografo) al destinatario (l’osservatore). La regola dei terzi è solo una delle importanti norme di questo ipotetico linguaggio. Facciamo qualche esempio.

Quando un osservatore guarda una fotografia il suo occhio tendenzialmente tende ad andare prima sui punti più luminosi e successivamente sulle zone più scure. Non ci credete? Provate e vi renderete conto che è così. Guardate l'immagine e concentratevi su quello che fanno i vostri occhi.

Le zone luminose guidano il percorso dell'occhio

Vi renderete conto che si sposteranno da una zona all’altra in un modo apparentemente casuale ma che casuale non è. Come vi dicevo gli occhi vanno prima sui punti luminosi, successivamente nelle zone scure. Ed è così per tutti!  Che regola compositiva si può dedurre da questo fatto? Semplice: quando vogliamo che un elemento delle nostre fotografie venga notato per primo o che comunque acquisisca importanza, facciamo in modo che sia più luminoso, al contrario se c’è un elemento di disturbo facciamo in modo che sia più scuro in modo da ritardarne la percezione e diminuirne il valore.

Per fare un altro esempio torniamo ad argomenti noti: perché i ritratti migliori in genere sono quelli che hanno uno sfondo sfocato? Abbiamo detto in precedenza che questo avviene perché lo sfondo sfocato concentra l’attenzione sul soggetto che abbiamo scelto in modo da facilitare la lettura dell’immagine. Vero, verissimo. Ma perché è così? Questo si verifica perché un’altra delle regole del linguaggio che usa il nostro cervello per la lettura delle immagini afferma che gli elementi nitidi hanno un’importanza e una priorità maggiore di quelli sfuocati. Quindi, nel momento in cui guardate una fotografia i vostri occhi vanno per prima cosa ad osservare gli elementi nitidi, mentre la zona sfocata viene lasciata per ultima.

Volete un altro esempio di queste regole? Benissimo. Questa volta parliamo di soggetti umani. Ecco la regola: quando in una fotografia è presente una persona (sufficientemente identificabile e distinguibile) lo sguardo ricadrà inizialmente su di essa. Non importa se voi volevate fotografare un fantastico tramonto, un mare magnifico o un panorama mozzafiato, la prima cosa che verrà notata, nel primissimo momento, sarà quella persona. E’ facile capire come questo fatto sia un problema se la vostra intenzione è quella di fare una fotografia di un panorama, non volete che l’occhio dell’osservatore perda tempo su dettagli che non sono collegati a ciò che volete fotografare.

D’ora in avanti quindi, prima di chiedervi come fare una bella fotografia, chiedetevi “cosa vi piace delle fotografie che vi piacciono”: riapplicando quanto appreso aggiungerete nuove regole al linguaggio della composizione, adattandolo anche ai vostri gusti. 

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